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LA SECONDA GUERRA DEGLI DEI

Quando per la prima volta gli dei si erano scontrati tra loro, il conflitto aveva visto contrapposti degli estranei giunti da altre dimensioni a coloro che da sempre avevano convissuto con il mondo neonato, e che erano stati pronti a fare fronte comune per allontanare gli invasori, anche se con il sacrificio del loro capostipite.
Ma il secondo conflitto fu un conflitto intestino, che vide quegli stessi dei che il mondo neonato aveva imparato a conoscere scontrarsi tra loro per determinare la supremazia delle proprie ideologie discordanti.
Sotto lo sguardo impietoso dei più potenti tra loro, gli dei si scontrarono, a capo di eserciti di angeli, e come loro iniziarono a scontrarsi nel mondo coloro che li servivano, rispecchiando in questo la loro profonda fede e devozione.

L'armata del Caos, di cui Tetranor era signore incontrastato, era la forza più violenta che mai si fosse scatenata nel mondo da quando questo aveva iniziato ad esistere. Gli dei caotici ed i loro angeli assalivano i loro avversari in qualunque momento, senza concedere tregua né quartiere. Allo stesso modo i loro seguaci sciamavano nel mondo dei mortali tentando di convertire chiunque alla loro fede, e massacrando chi rifiutava di accoglierla.
Gli dei del Caos combattevano senza organizzazione e senza regole, ma con ferocia e in maniera spietata, e inizialmente sembrava potessero sopraffare gli altri dei ed imporre la propria visione del mondo a tutti i mortali. Le loro forze vennero presto identificate con le Tenebre, poiché come queste portavano panico e confusione, impedendo a chi ne veniva avvolto di sapere quale fosse la strada e dove essa portasse. Ma Tetranor riteneva che le tenebre fossero in realtà il modo migliore per non lasciarsi fuorviare dagli ostacoli che altri avevano creato, e poter quindi scegliere liberamente il proprio cammino senza nessuna influenza.

Luxiana era a capo dell'esercito della Legge, che lei stessa definiva Esercito della Luce, poiché riteneva che solo nella Legge gli animi potessero essere illuminati e trovare la giusta strada da seguire. Ella non fu la prima ad attaccare, ma quando gli dei della Legge subirono i primi attacchi, essi iniziarono immediatamente a reagire ed a contrattaccare con altrettanta forza e fermezza.
Serrati erano i loro ranghi, organizzate e precise le loro fila, e ben presto la loro metodicità si rivelò degna avversaria del potere del Caos.
Laddove gli dei del Caos non riuscivano ad accordarsi sulla tattica migliore, quelli della Legge agivano sempre di concerto ed in maniera corale, iniziando ad ottenere le loro prime vittorie sul campo.
Allo stesso modo, nel mondo dei mortali, i seguaci della Legge presero ad arginare le forze del Caos e ad imporre la loro disciplina come baluardo contro i loro tentativi di portare il Caos tra i popoli. Chi rifiutava di piegarsi alla Legge veniva bandito o imprigionato fino a quando non riconosceva il proprio errore ed accettava l'imposizione delle regole.

Ma tra queste due forze stava la compagine dell'Equilibrio, supportata e consigliata da Celaban, il più potente tra coloro che nell'Equilibrio riponevano tutta la propria fiducia.
Essi non si schierarono mai definitivamente per alcuna delle due parti, né combatterono per sé stessi. Piuttosto si frapposero spesso tra i due eserciti impedendo loro di scontrarsi, o ancora si schierarono alternativamente al fianco dell'uno o dell'altro perché le loro battaglie fossero sempre alla pari e nessuno di essi potesse veramente soverchiare l'altro.
Opposti in tutto ciò che facevano, Tetranor e Luxiana furono concordi nel tacciare Celaban di essere incapace di prendere una decisione, e troppo debole per assumere un ruolo proprio nel conflitto, ma egli si limitò ad ignorarli e continuare a sostenere l'Equilibrio come sapeva di dover fare, certo che la sua decisione era quella corretta e che né Caos né Legge avrebbero mai dovuto dominare il mondo neonato interamente, perché questo lo avrebbe in breve tempo distrutto.
Così nel mondo dei mortali i seguaci dell'Equilibrio si prodigarono per risanare i danni che Caos e Legge stavano causando. Essi curarono i feriti, di qualunque parte essi fossero. Ed essi guarirono e riportarono in vita coloro che erano stati uccisi per non aver accettato in sé il Caos. Ed essi liberarono coloro che erano stati imprigionati per non aver voluto seguire la Legge.

In tutto questo, i Dai-Mon imperversavano nel mondo dei mortali, spargendo ovunque il loro seme di distruzione. Soffiavano sulle braci dell'odio che da sempre avevano covato nel cuore dei mortali fin dalla creazione dei Primi Popoli, ed alimentavano il fuoco della guerra che ne scaturiva.
Essi sussurravano parole di potere e bramosia ai seguaci del caos e li spingevano a perpetrare le loro barbarie con violenza ancora maggiore, istigandoli ad affrontare in maniera sempre più diretta i loro avversari. Sussurravano parole d'odio e di disprezzo ai seguaci della Legge perché fossero sempre più duri nei confronti dei loro nemici e non consentissero loro di vivere quando li sconfiggevano. E sussurravano parole d'inganno e lusinga ai seguaci dell'Equilibrio perché facessero pendere la bilancia dalla parte sbagliata e portassero il loro aiuto dove non era necessario, e dove maggior danno poteva venirne alla loro causa.
Nuovamente essi fomentarono l'odio tra i draghi perché si unissero anch'essi al conflitto, ma ancora era troppo forte nei loro cuori il ricordo della guerra dei draghi, sebbene essa fosse avvenuta secoli prima, e per quanto fossero tentati essi non entrarono in guerra, ed anzi offrirono rifugio a coloro tra i mortali che rifuggivano il conflitto ed agognavano il ritorno della pace.
Ma pace non vi poteva essere poiché troppo aspra era la contesa e nessuno tra gli dei era disposto a riporre le proprie armi sebbene, anche per via della forza equilibrante degli dei neutrali, non riuscissero ad emergere vincitori né vinti dallo scontro.

Questo però non era sufficiente per i Dai-Mon, che non potevano trarre alcuna gioia da una situazione di stallo. Essi desideravano che il conflitto si inasprisse ulteriormente e che gli dei si distruggessero a vicenda, uscendone indeboliti e sconfitti perché loro e solo loro potessero dominare.
Pertanto essi riunirono attorno a loro coloro che maggiormente odiavano gli dei e maggiormente li incolpavano di quanto stava accadendo. Scelsero tra tutti i mortali quelli che credevano di poter giungere alla pace solo attraverso la violenza e, convincendoli di essere dalla loro parte, li investirono del loro potere e li mandarono nel mondo a combattere per loro conto, scontrandosi con tutte le forze già in campo ed aggiungendo guerra a guerra.


Prosegue con: La Seconda Guerra della Magia

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